Con lo scatto di dicembre (+5,2) il 2019 si chiude in crescita doppia (3,8%) rispetto al 2018, con export extra-Ue a 210 miliardi. Grazie a Svizzera, Stati Uniti e Giappone. Torna a crescere la Russia.

Viste le premesse, sarebbe potuta andare decisamente peggio. Rallentamento del commercio internazionale, guerre commerciali e tensioni geo-politiche hanno però avuto un impatto inferiore alle attese sulle nostre vendite extra-Ue, che chiudono il 2019 con un progresso globale del 3,8%, più del doppio rispetto a quanto realizzato l’anno precedente. Nel calcolo totale, le vendite nei mercati più remoti lo scorso anno sono arrivate al nuovo record assoluto di oltre 209 miliardi, 7,6 in più rispetto al 2018.

Chiusura d’anno positiva anche grazie a dicembre, dove la crescita è del 5,2%, quasi un miliardo in più rispetto allo stesso mese del 2018.

Dicembre è positivo ovunque, ad eccezione degli Stati Uniti, con Washington che tuttavia chiude l’anno in crescita del 7,5%.

Nel mese i risultati migliori sono per Cina, Giappone, Svizzera e Turchia, con crescite nell’ordine del 20%.

Su base settoriale l’aumento è rilevante per i beni di consumo non durevoli (+10,5%) e beni intermedi (+7,1%). Diversamente, le importazioni registrano un’ampia flessione tendenziale (-5,9%) cui contribuiscono quasi tutti i raggruppamenti principali di industrie e, in particolare, l’energia (-13,9%).

Il surplus commerciale a dicembre 2019 è stimato pari a 5.770 milioni, in aumento rispetto a +4.105 milioni di dicembre 2018. Aumenta l’avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici (da +69.169 milioni per il 2018 a +75.575 milioni per il 2019). Per l’intero anno l’acvanzo sale così a 37,6 miliardi, dai 27 dell’anno precedente.

24 gennaio 2020

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Tra le note p0sitive, da segnalare la fine del rallentamento in Russia, con Mosca in grado di chiudere l’anno in crescita del 4,7%. Così come dopo quasi due anni in caduta la statistica inizia a lavorare anche a favore della Turchia, dove la frenata del 2019 è limitata al 5,1%, rispetto al -13,1% del 2018.

Il 2019

Guardando all’intero anno la star extra-Ue è il Giappone, anche per effetto dell’accordo commerciale con l’Europa entrato in vigore a febbraio 2019. Le vendite verso Tokyo sono così balzate in avanti del 19,7%.

A garantire in termini assoluti i valori incrementali maggiori è però la Svizzera, per effetto in particolare dei forti acquisti di prodotti in pelle dal distretto di Firenze: Berna cresce del 16,6 nell’anno, il che si traduce in maggiori acquisti per 3,7 miliardi.

Subito dopo arriva Washington, primo mercato di sbocco extra-Ue per il made in Italy, in gradi di crescere nel 2019 del 7,5%, il che significa 3,2 miliardi di euro in più. Vendite preziose e tuttavia almeno in parte a rischio, se le nuove minacce di Trump nei confronti delle merci europee dovessero tradursi in fatti.

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