Le stime del Fondo Monetario Internazionale confermano quanto già prospettato dagli analisti internazionali di trading.

Di fronte all’emergenza coronavirus l’India è intervenuta immediatamente, annunciando un lockdown completo di 21 giorni il 23 marzo scorso quando nel paese si registravano ancora solo poche centinaia di casi di positività. Il 14 Aprile il primo ministro Modi, in un discorso alla nazione a reti unificate, il terzo in poche settimane, ha ufficializzato quanto era già nell’aria: il lockdown sarebbe stato prolungato per ulteriori due settimane, fino al 4 maggio. La chiusura totale sembra stia dando buoni risultati in termini di contenimento. L’intervento tempestivo del governo è stato dettato dal timore che il contagio potesse prender piede in maniera incontrollata, propagandosi nelle grandi periferie urbane, nei villaggi rurali, in quegli slums dove le persone vivono così agglutinate da rendere il “social distancing” pressoché impossibile. Il lockdown indiano è stato più rigido nelle sue modalità applicative di quanto sia accaduto nella stessa Italia: sospensione totale dei voli commerciali, sia nazionali che internazionali, interruzione del trasporto ferroviario e stradale, chiusura delle scuole di ogni ordine e grado, delle aziende, delle fabbriche che non producessero beni essenziali e degli uffici governativi che non si occupassero di ordine pubblico, sanità e vettovagliamento. Da un punto di vista economico, le più recenti stime del Fondo Monetario Internazionale hanno previsto che quest’anno, nonostante il lockdownl’India sarà l’unico Paese G20 – insieme alla Cina – destinato a crescere. Secondo il FMI, il tasso di crescita indiano si attesterà nel 2020 all’1,9%, quello cinese all’1,2%, a fronte di una crescita negativa dei Paesi dell’UE (Italia -9,1%, Spagna -8%, Francia -7,2%, Germania -7%). A differenza degli altri grandi players internazionali insomma, l’India presenta una prospettiva di crescita, che ovviamente andrà di volta in volta riverificata alla luce della durata complessiva del lockdown, delle dimensioni che assumerà il contagio e dell’efficacia di lungo periodo dei piani di contenimento. Anche in India è in atto un vivace dibattito sulla cosiddetta “Fase 2” e si lavora già alla ripartenza, con un piano di riapertura graduale a partire dai distretti meno colpiti dal virus. Da segnalare che purtroppo, tra gli stati che registrano il numero più elevato di casi positivi, vi sono anche quelli più industrializzati quali Maharashtra, Tamil Nadu e Gujarat, i “motori” economico-commerciali del Subcontinente.